giovedì 11 dicembre 2014

Il mio nome è Nedo Ludi - Pippo Russo


Il romanzo in questione non è stato reperibile, per circa un anno, ma lo è ora, su IBS scontatissimo. Pubblicato per Baldini, Castoldi & Dalai s'è perso nei meandri dei cambiamenti nella casa editrice e non se ne recuperava una copia a meno di non trovarla usata su e-bay o sulle bancarelle.
Che poi, data la sinossi, io probabilmente non avrei acquistato il romanzo se non fosse stato scritto dall'autore di un altro romanzo molto interessante sempre pubblicato per lo stesso editore ma ancora reperibile in formato digitale: "Memo", di cui ho pubblicato da poco la recensione.

Ecco che mi perdo.

Voglio raccontare di "Il mio nome è Nedo Ludi", romanzo di Pippo Russo.
Parto dalla sinossi:
Estate 1989. Nel calcio italiano imperversa la guerra di religione fra Uomo e Zona. Nedo Ludi, stopper 28enne dell’Empoli reduce dalla migliore stagione della sua carriera, scopre che la sua squadra è stata affidata a un allenatore sacchiano. È l’inizio della sua fine. Come ogni stopper che stenti a adeguarsi alla Zona, Nedo si accorge presto di essere giudicato darwinianamente inadatto dal nuovo allenatore. Coglie anche di trovarsi dentro un mutamento che sta facendo del calcio una cosa a lui irriconoscibile, nel mezzo di un paese calato dentro la sua ultima, rampante ondata di modernizzazione. Animato dal mito della rivolta dell’uomo contro la macchina industriale, Nedo organizza una congiura contro la Zona.
Oddio, un libro sul calcio.
Diciamo che è stato il mio primo pensiero. Se però mi limitassi ad ascoltare sempre e solo la prima impressione, anche se spesso è quella giusta, mi perderei buona parte delle cose buone che, invece, corrono tra le righe e le parole di quegli autori che sanno scrivere.
Non che abbia amato le parti sul calcio, no. Infatti di queste non parlerò affatto. Perché per me il romanzo parla d'altro.


Questo libro parla di amore e tradimenti.
No, non ho sbagliato libro e post. E non pensate a me stampandovi in faccia un’espressione alla Arnold che chiede: «Che cavolo stai dicendo, Willis?»
Questo libro, dicevo, parla di amore e di tradimenti. Non in modo convenzionale, certo. Sapete che ho un modo mio di leggere le cose e di trovarci dentro qualcosa che non si vede subito. Non che si possa fare con tutti i libri, no.
La storia ci porta a Empoli a fine anni ’80, ai campi di calcio che si preparano a una nuova stagione. Una stagione che porterà grossi cambiamenti nel modo di giocare e di vedere il nostro “sport nazionale”, ma forse anche l’Italia e il mondo intero. Ché si sa, i cambiamenti non vengono mai da soli: cascano a valanga.
Nedo Ludi è uno stopper, un professionista. Poche e semplici cose, certezze, abitudini regolano la sua vita ed ecco che con il cambio di allenatore il suo mondo inizia a sgretolarsi. A nulla serve sapere che la sua azione decisiva nell’ultima partita della stagione precedente ha salvato la squadra dalla retrocessione. Deve adeguarsi al nuovo sistema, al “progetto”, o soccombere. Solo che non ce la fa. Gli schemi, le linee, il nuovo gioco non riesce proprio a farli suoi. Giorno dopo giorno si rende conto di essere inadatto. A nulla è servito tutto il suo amore per il gioco, per la squadra, per quella vita per cui ha fatto sacrifici ogni giorno. A nulla. Il calcio lo ha tradito. La squadra lo ha tradito, adattandosi ed escludendolo domenica dopo domenica. La vita che pensava di avere costruito non esiste più.
Lui e altri come lui, che hanno vissuto solo per giocare, forti delle loro capacità. Sono tutti inutili.
Nedo ha i suoi genitori. Gente semplice con un lavoro umile e con ideali ben chiari in mente. Non capiscono bene la vita del figlio, ma lo amano. Anche il loro mondo sta per crollare, tra la crisi del polo industriale della zona e l’incapacità del sindacato di reagire alle difficoltà e alle pressioni; tra il crollo del muro di Berlino e i cambiamenti in quello che era il “loro partito”. Niente più comunisti, niente più falce e martello, niente più certezze. A nulla è servito credere. Fabbrica, sindacato, partito, vita. Abitudini che devono cambiare. La vita stessa che li tradisce.
Nedo ha Carla, da sempre. Un rapporto libero, ognuno preso dai suoi progetti e impegni. Nessun legame formale. Due giovani che “si frequentano” quando hanno voglia di stare insieme. Regole e decisioni prese all’inizio e che non sembrano pesare. Fino a quando per Nedo non comincia a crollare tutto e Carla gli sembra assente, scivolata altrove senza pensare a lui. Certo, dopotutto il loro rapporto era chiaro. Tutto stabilito e collaudato, solo che … le cose cambiano. Quello che un tempo funzionava non funziona più e a nulla servono le “storielle” di contorno che Nedo ha sempre avuto – come Carla d’altronde – perché rendersi conto che lei non c’è è un imprevisto che fa solo aumentare la rabbia.
A nulla serve tentare di cambiare le cose. La vita ha tradito Nedo, tutto quello che lui amava è come se gli avesse voltato le spalle e lui non riesce a fare altro che cominciare a tradire. Non che non lo avesse già fatto in precedenza, magari inconsapevolmente come con Eleonora – la fidanzatina al paese scioccata dalla prima esperienza con Nedo – o più “tanto per fare” come con Carla. Solo che Nedo non ha armi abbastanza affilate e certi cambiamenti non si possono arrestare.
La vita ha i suoi percorsi, tradisce le nostre aspettative anche quando noi ci mettiamo dentro tutta la passione del mondo. Anche quando amiamo senza riserve o non siamo capaci di comprendere quanto importanti siano le “cose” che abbiamo. Quando ci manca quella consapevolezza che la vera passione impedisce. Quando pensiamo che tutto resterà come è sempre stato, confortati dalle sicurezze e dai successi. Quando, presi da rabbia, orgoglio o pregiudizio, buttiamo via le occasioni di felicità. O per paura, anche, ma questa è un’altra storia.
Così la vita di Nedo va in pezzi e lui, arrabbiato, deluso e stanco non può fare altro che arrendersi e cercare di sopravvivere. Si rifiuta di vivere il declino irrimediabile che gli si presenta come calciatore e si costruisce una nuova vita, semplice, più tranquilla, lontano dai riflettori. Taglia i ponti.
Quindi sì, “Il mio nome è Nedo Ludi” parla d’amore e tradimenti. Anche nell’epilogo. Il mondo che cambia, l’aspetto e la sostanza.

La vera storia si nasconde qui. Il vero tradimento è quello dei sentimenti inespressi, dell’incapacità di cambiare quel tanto che basta a essere felici. Se non siamo in grado di farlo, il salto, resta tutta la tristezza del rimpianto. E le conseguenze che per forza di cose coinvolgono chi ci sta accanto.
Una delle sofferenze individuate dal buddismo è “essere separato da ciò che si ama e dover sopportare ciò che non amiamo”. Credo che di questa sofferenza il Nedo adulto abbia fatto una grande esperienza, sia per sua stessa colpa che per un destino avverso. Che il Nedo bambino abbia sofferto per amore tanto quanto i suoi genitori; che ogni personaggio del romanzo sia stato toccato da questo tradimento della vita e che nessuno di loro sia stato in grado di contrastarlo o di scegliere diversamente. Per incapacità, per orgoglio, per debolezza, per la mancanza di quel briciolo di follia che a volte la felicità richiede. O forse un po’ per comodo, perché cambiare comporta fatica, lacrime e sacrifici. Troppi, a volte, per non mollare non appena il nostro destino ci guarda in faccia per davvero. Declino o felicità in fondo dipendono da quanto a lungo riusciamo a guardare chi siamo  e cosa desideriamo senza abbassare lo sguardo.
Per ora mi fermo qui. Il lavoro ancora non è finito, perché alcune cose riemergono un po' come fossero a bollire in pentola. Salgono e scendono, e salgono e piano piano sprigionano un profumo che invade la mente e che ti rende il sapore riconoscibile. Ecco, io aspetto che il profumo si faccia più intenso e poi ve ne dico ancora. Per altre considerazioni vi mando qui: L'analisi illogica del testo.
L'autore, intanto, spera che questo suo romanzo sia ripubblicato presto, perché è già pronto il seguito. Quindi, in caso, annotatevi il titolo.

martedì 25 novembre 2014

Occulto Italia

Autori: Gianni Del Vecchio, Stefano Pitrelli
Titolo: Occulto Italia
Editore: RIZZOLI
Anno prima edizione: 2011


Ho scoperto l'esitenza di questo libro avendolo visto leggere sulla metro da un collega d'ufficio. Già solamente l'elenco nella copertina di alcune delle "associazioni" che venivano assimilate alle sette, mi ha incuriosito al punto da procurarmelo in biblioteca.

La lettura per me non è stata facile in quanto non amo i libri-inchiesta, ma considerato il poco tempo che mi hanno concesso per tenerlo e leggerlo, ho sfruttato tutto il tempo disponibile facendo questo sforzo di lettura. Già la prefazione di Maria Annunziata non è stata così invitante a proseguire la letture, ma tappandomi il naso sono andato avanti iniziando così a scoprire cose che, ammetto, non mi erano note sulle principali aggregazioni che, secondo alcune linee di giudizio riepilogate dai due autori, possono essere definite sette: presenza di una verticalità gerarchica, il totale coinvolgimento e allontanamento dalla vita, definiamola, comune, la difficoltà ad uscire ed abbondonare questi raggruppamenti, portano a pensare senza dubbio alle sette, dove non necessariamente si deve considerare l'accezzione solitamente negativa a cui tutti pensiamo (satanisti, gruppi deliranti volti al suicidio, ecc.).

Grazie al contributo dei fuoriusciti quindi i due giornalisti hanno fotografato e definito la geopolitca dei principali enti, comunità e associazioni che abbiamo in italia come Damanhur, Scentology, Soka Gakkai, Ontopsicologia, Movimento Umanista sono sicuramente quelli più noti e forse riccorrenti nel nostro paese.
In ognuna di queste c'è sempre il leader, la guida, il maestro che dalle proprie convinzioni emana il suo scibile e lo porta come unica verità in questo mondo, racogliendo così progessivamente adepti che si dedicano inizialmente come volontari ad elargire sempre più l'ideologia fondamento. Così si orginina la veriticalità di questi gruppi di aggregazione dove scalando verso il basso si costruisce la piramide di adepti e cultori.
In alcune di queste "associazioni" la scalata verso l'alto è propiziata dal portafoglio che permette maggiori sedute, incontri, strumenti di "crescita" spirtuale che portano verso l'alto, offrendo donazioni o "acquistando".
Ognuno di questi gruppi progressivamente poi, ti ruba il tempo dal resto della vita "comune" per poter crescere, essere sempre migliore ed illuminato o dotato; così viene chiesto di essere sempre più presente ed attivo nella" nuova famiglia", portando progressivamente all'abbandono della vecchia e vita sociale consueta.
La sopravivenza di questi gruppi nasce dalla donazioni e dalla raccolte fondi e in taluni casi (quasi tutti per la verità) attraverso il marchandising di gadget, strumenti, testi, corsi (sono arrivati anche alle scuole elementari e nelle università), ecc. dove da qui iniziano i percorsi "occulti" con la creazione di sinergie con enti culturali e benefici, amministrazioni locali ed istituzioni varie che ramificano la presenza dentro lo stato per cercare ognuna grosso modo lo stesso risultato: un riconoscimento ufficiale a livello religioso; in questo modo non dovbranno più temere ritorsioni, indagini o provedimenti legali a cui oggi invece potrebbero essere ancora soggetti, ma sopratutto entrare nella lsita dei benificiari dei contributi statali (5 x1000 ad esempio).
I mezzi che usano sono dei più disparati dove ogni occasione è buona per accomunarsi a personaggi dello spettacolo, della politica, dello sport e sono poi talmente elaborati e ben mascherati che a volte coinvolge personalità di rilievo a loro insaputa (ma non sempre) così da averne un ritono di immagine e allargando la sfera pubblicitaria e di divulgazione.

Ripartendo quindi da qui, si comprende che queste congreghe non sono solo dei ricettacoli di persone disperate, persone disadattate o dissestate, ma anche di persone di spicco e ben viste nella società comedocenti, avvocati, personalità delle spettocolo, imprenditori, manager, politici ecc. che mettono a disposizione la loro cultura ed entratura per far crescere e rendere profittevole "l'associazione" a cui appartengono.

In conclusione, personalmente non prendo posizione in quanto ognuno è libero di pensarla come meglio crede, l'importante è il proprio benessere interiore e non solo, ma mi permetto di suggeire che ognuno rifletta bene sulle proprio scelte (dirette o indirette).

sabato 15 novembre 2014

Domani sarà un giorno perfetto - Carlo Deffenu

Uscito inizialmente dal Torneo di IoScrittore nel 2012 con altro titolo ("Un posto molto lontano da qui", ancora reperibile in formato digitale), questo romanzo è stato selezionato e ripubblicato da una piccola casa editrice di Prato in formato cartaceo. In lista da troppo tempo, ho finito di leggerlo gustandomi la dolcezza che traspare tra le righe, affezionandomi ai personaggi onirici e sfumati che si muovono lungo le 347 pagine del romanzo. Un romanzo che parla di solitudini e di ombre, e della sensibilità che occorre per vedere.

Dumas ha perso la sua Dora e ora vaga per la città scattando foto e chiacchierando di poesia con un senzatetto misterioso. Danette ha solo nove anni ma conosce già le ombre, il male che si nasconde al fondo delle scale o che appare improvviso quando il buio ti avvolge. Denis ha avuto una brutta avventura da piccolo e ora si nasconde in casa senza che la madre capisca perché, con un amico on line e tante mosche nei barattoli. Sono persone che conoscono la solitudine e la paura di non essere comprese, accettate o amate, con rituali precisi e il disperato bisogno di un proprio simile e di un talismano. Quando Danette fa amicizia con Denis la vita di tutti e tre inizierà a svoltare. Non sempre nel modo migliore.

Conosco Carlo tramite il Torneo, la sua scrittura priva di artifici e delicata valgono già molto. Se poi aggiungiamo una storia in cui i personaggi sono quasi pennellati ad acquerello - ricchi di sfumature e riflessi - e una favola su bene e male si svolge sotto il sole caldo di Alghero - ambientazione insolita per una storia altrettanto insolita - ne abbiamo un romanzo che non solo si fa leggere con facilità e chiarezza, ma anche colpisce per la profondità e la dolcezza con cui carezza i suoi personaggi e con cui descrive anche le esperienze peggiori. La vita, le paure, i traumi che uniscono in qualche modo i personaggi - tutti, senzatetto compreso - sono storie possibili, vive (e lo so che ho già scritto vita la riga sopra, ma le storie sono vive davvero) e reali anche quando sono le ombre ad agire. Perché le ombre esistono, esistono eccome...
Bravo Carlo!

P.S: L'ho classificato come romanzo horror e drammatico, ma è molto di più.

domenica 26 ottobre 2014

Fuga da un labirinto perfetto - Maurizio Cerquetti


Non lo faccio spesso, ma non avendo molto tempo a disposizione vi suggerisco il libro di una persona che conosco e che spero possa interessarvi. L'autore, di Rimini, ha la passione per la corsa e per gli animali. Una sensibilità che colpisce. La trama del romanzo si può riassumere così, con parole sue:
Abbandonato dal padre e con la madre in seri problemi economici, dopo la morte del fratello maggiore riuscirà il giovane Leon Poe a correre la Maratona di New York? Bellissima erede di un impero finanziario, cos'ha a che fare la famiglia della giovane Rachel Nakatomy con Leon Poe? Cosa Nascondono e chi sono i "Livelli"? Dalle strade di Rimini ai grattacieli di New York i destini di questi ragazzi continuano a sfiorarsi senza però mai incrociarsi, riuscirà il Vero Amore a far incontrare due Anime Gemelle?
Preparatevi a una corsa lunga e dura come la vita!


Dopodichè vi "allungo" il suo incipit così che possiate decidere se vi interessa approfondire la lettura...
 (Ogni risposta è dentro di te)
Corri! Non importa se hai la vista annebbiata e ti costringi a tenere le palpebre spalancate lottando per mantenere l'equilibrio che barcollante ancora ti sorregge permettendoti di andare avanti, mancano poco più di due miglia all'arrivo, arrivo! Sì sei quasi arrivato, quasi arrivato e ti devi distrarre dai dolori che provi in ogni parte del corpo, ti senti a pezzi ma sei quasi giunto al traguardo, mancano poco più di due miglia, anche adesso che stai pensando, stai percorrendo della distanza e probabilmente ora mancano esattamente due miglia, due miglia seguendo l'unità con cui si misurano le distanze in Europa sono circa 1,60 chilometri per miglio, quindi all'arrivo mancheranno solo poco più di tre chilometri... No! Tre è un numero troppo alto e la tua mente vacilla per lo sforzo, le ginocchia ricominciano a cercare di cedere quando il tuo piede sbatte come un martello a terra al termine della falcata, la tua andatura è invisibilmente ma inesorabilmente sempre più scoordinata e ora il tuo corpo si vuole nuovamente fermare, ma tu devi correre, devi continuare a correre, non puoi, non devi fermarti! Cerchi di ricomporre andatura e pensieri e nell'impeto dell'affanno ti ritrovi stranamente a pensare che Due è un numero più basso di Tre rendendoti conto che la tua mente reagisce con maggior sollievo al pensiero che mancano solamente due miglia anziché tre chilometri! Capisci che è meglio contare per miglia e nella mente torni a ripeterti all'infinito che ne mancano solo due, mancano solo due miglia, per di più rammenti che anche adesso che stavi pensando hai inevitabilmente percorso un ulteriore tratto di strada, probabilmente adesso manca un miglio e mezzo o poco più... Resisti! I sensi a tratti si accendono e si spengono con alternanza, l'assordante chiasso di urla e incitamenti della folla ai margini della strada che fino a quel momento ti ha sorretto e spinto come una mano amica ad andare avanti, ora è come se fosse scomparso, ti senti il corpo prosciugato da ogni singola goccia di energia, non hai nessuno che possa aiutarti, non hai nessuno che possa salvarti e a un tratto ti rendi conto che mai come adesso puoi contare solo su te stesso, solo che tu sei sfinito, il tuo corpo è sfibrato e ogni segnale, ogni sensazione ti da la conferma che hai bisogno di aiuto, il tuo sguardo si perde ancor di più nel vuoto, non verrà nessuno in tuo soccorso, sei solo e sai che è proprio questa la sfida, sei solo a impedire che la paura s'impadronisca della tua mente, corri! Il tuo corpo è diventato solamente fonte di dolore, se solo lo avessi ascoltato ti saresti già fermato da parecchio, ma da testardo autolesionista hai stretto i denti, ti sei concentrato per tenere un ritmo che ti permettesse di continuare la tua corsa, ma ora è la tua mente ad essere al limite, che comincia ad ascoltare il tuo corpo che da chilometri gli dice di fermarsi perché non ce la fa più, devi continuare a ripeterti che manca poco alla fine di quest'incubo, resisti, resisti, RESISTI! La stanchezza e la sete continuano ad avere sempre più la meglio sulla ragione, mentre ad ogni falcata senti il cuore che ti scoppia tentando di sfondarti il petto, i polmoni implodono cercando di costringerti a rallentare il ritmo, i muscoli delle gambe vanno a fuoco e ogni volta che i piedi toccano terra è come se un martello rovente picchiasse contro le rotule delle tue ginocchia, hai bisogno di fermarti, hai bisogno di riposare, solo un momento, pochi secondi, il fuoco che ti lacera i muscoli delle gambe brucia al punto che se dei demoni te li strappassero via, vivresti la cosa come un sollievo, basta sofferenza, Basta! Continui a perdere il poco di vista e udito che ti erano rimasti, il tuo corpo è come una fornace e ha bisogno di acqua come il più arido dei deserti; è arrivato al limite, ti trovi a pensare che potresti rallentare un attimo per rifiatare, ma nel profondo di te stesso sai benissimo che se sei arrivato fin li è proprio perché non ti sei mai fermato ogni volta che il tuo fisico ne aveva bisogno! E poi a un tratto senti che il tuo corpo si è spento da solo, stai ancora correndo ma capisci che non hai più il controllo dei tuoi movimenti, ti stai fermando e a breve ti troverai a camminare o ancor peggio ti troverai fermo aggrappato a qualche appiglio se non seduto a riprender fiato, è finita, hai fallito, stai per deludere le persone che ti vogliono bene e che ti hanno sostenuto, e ti sorprendi a pensare che più che a non voler deludere le persone che ti hanno sostenuto non vuoi dare soddisfazione a tutte quelle che per invidia o per disprezzo sarebbero felici di apprendere del tuo fallimento, ma ora stai correndo sempre più piano e scoordinato e come un colpo di grazia due fitte ti trafiggono il corpo costringendoti a inarcare la schiena all'indietro per il dolore, sei disperato! Ma è proprio in questo momento, a un passo dal fallimento, che ti ricordi il vero motivo per cui hai cominciato a correre e ti sei allenato per tutti questi mesi, ti ricordi che non l'hai fatto per rendere orgogliose le persone a te care e neppure per rivalsa nei confronti di chi non ti considera; come una luce che risale dall'oscurità come le stelle che brillano proprio al buio rammenti che hai cominciato a correre solo per te stesso, perché l'unica e vera sfida che nessun altro potrà capire al di fuori di chi la intraprende è quella tra la distanza e chi cerca di percorrerla. Il tuo respiro si stabilizza mentre il ritmo della falcata delle tue gambe aumenta di nuovo così come stava rallentando, il tuo corpo brucia e ha sete, la tua mente urla perché vorrebbe fermare ciò che le provoca dolore, avevi già dato fondo alle tue ultime forze residue e ora a mandarti avanti è solo la tua forza interiore! Il traguardo è sempre più vicino, hai da poco intravisto il cartello che indicava l'ultimo miglio, ormai mancano poche curve e vedrai il traguardo, poche curve e potrai finalmente fermarti dopo averlo tagliato, una curva, un'altra, sicuramente la prossima è l'ultima e contro ogni logica acceleri nell'intento di far durare il meno possibile questa tortura che ti dilania corpo e mente, fai l'ultima curva ma solo per accorgerti che nascondeva non il tanto agognato traguardo ma il segnale dell'ultimo mezzo miglio! Com'è possibile? Hai corso tantissimo dopo il cartello dell'ultimo miglio, non puoi aver percorso solo mezzo miglio, era almeno un miglio la distanza che hai percorso e in un attimo il panico ti invade per la seconda volta nel giro di pochi minuti, il respiro si fa di nuovo agitato e affannoso, devi stare calmo, manca solo mezzo miglio, mai come ora il traguardo è vicino, vicinissimo, stringi i pugni e gonfi i muscoli delle spalle, sgrani gli occhi tenendoli ripetutamente sbarrati costringendoti a riprendere lucidità, le tue gambe non ti tradiscono e stanno continuando a correre, in modo scomposto ma continuano a correre e hai sicuramente percorso un paio di centinaia di yards all'interno dell'ultimo mezzo miglio, ti costringi a pensare che l'arrivo è inevitabilmente sempre più vicino e poi finalmente vedi apparire da dietro un'altra curva il segnale delle ultime quattrocento yards! Come un uragano vieni investito improvvisamente da un'ondata di colori e suoni, i tuoi sensi si sono improvvisamente riaccesi tutti insieme e ora senti perfettamente le urla di incitamento delle persone accalcate contro le transenne ai lati del percorso, il tuo corpo nello stesso istante in cui vedi il traguardo col cronometro che scandisce ogni singolo secondo, capisce che al di là di quella linea potrà finalmente fermarsi e fermare la sua mostruosa agonia, e a quel punto come un marinaio in preda agli spasmi del soffocamento che spinto dalla corrente negli abissi nuota con tutte le sue forze per raggiungere la superficie e poter respirare, il tuo corpo accelera nuovamente all'assurda velocità con cui il traguardo sembra sempre più lontano man mano che ti avvicini! E' bellissimo, e non sai se la tua gioia è legata all'impresa che stai per compiere o alla fine della sofferenza a cui il tuo spirito ha costretto il tuo corpo e la mente, le ultime yards e ti accorgi che non stai correndo da solo, che a correre con te ci sono altre persone che non conosci e che ora piangono e alzano le mani al cielo proprio mentre tu le allarghi come se stessi volando attraversando la linea del traguardo, per una frazione di secondi chiudi gli occhi e quando li riapri stai finalmente camminando e vedi una ragazza che adornata di un sorriso bianco e solare ti infila una medaglia intorno al collo, afferri con le dita il metallo che ti pende dal capo percorrendo coi polpastrelli le perfette incisioni che lo adornano, sorridi e ti rendi conto di aver finalmente completato una maratona!

Cerquetti Maurizio "Fuga da un Labirinto Perfetto"
Edizioni Cinquemarzo (www.cinquemarzo.com)
 ISBN: 978-88-97769-78-1
Si acquista online su: AMAZON.it - IBS.it - LIBRERIAUNIVERSITARIA.it oppure in tutte le Librerie.

lunedì 25 agosto 2014

Memo - Pippo Russo

Era da tempo che non scrivevo qualcosa qui.
Non che non abbia letto, ma nulla che mi abbia dato la spinta necessaria a scriverne. Fino a Memo. Conosco l'autore per aver scritto le critiche più feroci ai bestseller che vengono spacciati per capolavori ogni volta. Lo fa sul web e su riviste come Panorama, lo ha fatto in un librone che ormai è un po' la mia Bibbia anti-strafalcione e che si intitola "L'importo della ferita e altre storie"; lo fa talmente bene che a uno viene da chiedersi come scriva lui. Tra i vari titoli disponibili, e ce ne sono molti, la scelta è caduta su Memo in modo quasi naturale. Forse perché ogni capitolo è legato a un brano musicale, forse perché l'idea di un paese particolare quanto Oblivia ha un certo fascino, forse perché a volte i libri giusti capitano e basta. E meno male che capitano. Inizialmente pubblicato per Baldini, Castoldi e Dalai, ora è disponibile in e-book sempre per Baldini&Castoldi sulle maggiori piattaforme on line.

Oblivia è un paese nascosto, lontano da ogni cosa e praticamente irraggiungibile. I suoi abitanti nemmeno ci fanno caso e, anzi, hanno piacere che sia così. Dalla prima casa all'ultima Oblivia basta a se stessa, almeno così sembra. Armonia e abitudine apparenti sono improvvisamente scosse dall'arrivo di un misterioso straniero di cui tutti parlano e che per qualche tempo nessuno sembra vedere. Ma lo straniero passa da ciascun abitante, uno a uno, riportando a galla i segreti nascosti nei cuori e ormai dimenticati. Vita dopo vita, quello che sembrava un luogo idilliaco si mostra per quello che è e la memoria, quella che da tempo aveva abbandonato le vie di quel piccolo borgo, torna a cancellarne la quiete.

Al di là della trama, che coinvolge di certo, le mie impressioni sono tante e talmente forti che difficilmente riuscirò a trasmettere tutto. Ho dovuto leggerlo sussurrando parola per parola, per poterne sentire il suono. Potente come il linguaggio usato, mai banale e infinitamente poetico. Cupo quanto intenso, pieno di immagini che restano incise. Chi siamo? Quanto di noi nascondiamo, anche a noi stessi? Quanto rancore, dolore, quanta fatica e rabbia coviamo per coloro che vivono accanto a noi? Quanto ci sacrifichiamo in nome di qualcosa che ha perso di significato anche per noi, ma che sentiamo come un dovere che incombe? Quanto può fare il semplice arrivo di un qualcosa - che per ognuno è qualcosa di diverso - quando ci ricorda la nostra umanità?
Nascosto in un verde infinito nelle colline toscane, Oblivia è un mondo cui in un certo senso aspiriamo e che invece nasconde in sé le insidie di tutto ciò che - come le sabbie mobili - inevitabilmente inghiotte e immobilizza le nostre vite terrorizzate dal cambiamento e incapaci di ammettere il vero.
Un romanzo che cattura e che avvolge, che si insinua nel pensiero. L'immedesimarsi in questo o quello tra i sentimenti descritti, nelle vicende normali e quotidiane di vite non nostre diventa facile. Naturale. E il riconoscersi, mostro tra i mostri, umano tra gli umani...
E non ho le parole per dirne di più. Troppo intenso, troppo pieno di suggestioni che ognuno potrà cogliere per sé, senza sfiorare nemmeno le immagini che riceve un altro. Un romanzo che lascia il segno.

giovedì 1 maggio 2014

Trancendence

Locandina - Transcendence
Titolo originale : Transcendence
Paese di produzione: Stati Uniti d'America, Regno Unito
Anno: 2014
Durata: 119 min
Genere: fantascienza, drammatico, thriller
Regia: Wally Pfister
Soggetto: Jack Paglen
Sceneggiatura: Jack Paglen
Distribuzione (Italia): 01 Distribution
Fotografia: Jess Hall
Montaggio: David Rosenbloom
Effetti speciali: Jack Brunacini Jr.
Musiche: Mychael Danna
Scenografia: Chris Seagers
Interpreti: Johnny Depp - Will Caster; Rebecca Hall - Evelyn Caster; Paul Bettany - Max Waters; Cillian Murphy - Agente Buchanan; Kate Mara - Bree; Cole Hauser - Colonnello Stevens; Morgan Freeman - Joseph Tagger; Clifton Collins Jr. - Martin; Josh Stewart - Paul; Wallace Langham - Dottor Strauss; Lukas Haas - James Thomas

Degli ultimi tre film visti al cinema ho deciso di postare qui il mio contributo per questo film, per il quale non mi sono documentato più di tanto prima di andarlo a vedere, ma mi sono lasciato attirare dal poco visto nel trailer e la presenza del protagonista che non mi dispiace affatto come attore. Ebbene il film di 2 ore non ha risposto alle mie aspettative.

La storia di alcuni professori alla ricerca della miglior forma di intelligenza artificiale, si sviluppata nel contrasto tra l'etica ed il progresso abbinato al consueto spirito di sopravvivenza dell'uomo. A seguito di un attentato il dr. Caster (Johnny Depp) prima della sua morte, per egoismo e ambizione della moglie (Rebecca Hall) viene trasceso su una parte di un super computer  già sviluppato e intelligenza artificiale più evoluta al momento. Da questo momento l'evoluzione della mente del dr. Caster aumenta a dismisura oltre a sviluppare nuove e sorprendenti tecniche che potrebbero anche essere utili all'umanità, se solo fosse pronta. Invece la stessa fazione terroristica autrice dell'attentato al dr. Caster si adopera e si allea con le forze governative per bloccare questa crescente e incontrollata capacita di autocoscienza di questa intelligenza artificiale ormai duplicata e inserita in ogni computer del mondo.

La delusione su questo film, nasce dalla lentezza narrativa e dai temi poco sviluppati relativi all'autocoscienza dell'uomo e di una futuribile intelligenza artificiale, dalle interpretazioni etiche di come e se mescolare umanità e tecnologia. A questi punti essenziali non sono mancati salti di scene/sceneggiatura facendoci ritrovare durante la programmazione del film in momenti successivi senza un passaggio o un accenno narrativo adeguati alle scene successive (a titolo di es. Il dr. Max Waters è stato visto in gabbia e poche scene dopo fuori... come è stato possibile? quando si è o è stato liberato e perché??).

Tirando le somme, due ore piacevoli, seppur lente e che mi hanno lasciato un po' il senso di incompiuto.

lunedì 6 gennaio 2014

Capitan Harlock 3D

Locandina Capitan Harlock 3D
Titolo: Capitan Harlock 3D 
Sottotilolo: Il Futuro è già passato 

Genere: Animazione, Fantascienza, Avventura
Paese: Giappone
Anno: 2013
Regia: Shinji Aramaki
Sceneggiatura: Harutoshi Fukui, Leiji Matsumoto
Attori: Shun Oguri

Fotografia: Kengo Takeuchi
Montaggio: Shinji Aramaki, Ryuji Miyajima
Musiche: Tetsuya Takahashi
Produzione: Toei Animation Company, Toei Animation
Distribuzione: Key Films/Lucky Red
Durata: 115 Min


Ebbene sì! Tentato dalla voglia di ritrovare un vecchio anime che guardavo da piccolo, appena visto per la prima volta il trailer di questo film ho deciso che non me lo sarei lasciato scappare. Complice anche mio nipote fortemente attratto e acculturato su questa categoria, ci siamo organizzati il prima possibile per andarlo a vedere: ovvero ieri sera.

Mentre entravo avevo il timore che i labili ricordi non mi permettessero di godermi fino in fondo il film, ma durante la proiezione e col passare del tempo mi sono reso conto che questo non era lo stesso Capitan Harlock della mia infanzia. Alcuni personaggio c'erano altri per nulla ed anche la storia non era la medesima della serie anime vista in tv da piccolo. Quindi mi sono rilassato ed ho cercato di godermi lo spettatolo 3D (nonostante la fatica visto il fatto che dovevo portare 2 paia di occhiali) e della storia. Alcune cose non hanno avuto una spiegazione adeguata come il fatto che il Capitano parli ad un computer che pare abbia una vita propria, ed un motivo c'è ma solo ripercorrendo il vecchio anime se ne comprende la ragione oppure l'arma finale che la Gaia Corporation voleva utilizzare; ciò nonostante le scarse 2 ore di film sono scivolate via bene nell'azione e nella narrazione rendendo gradevole questo movie anime che ha rispolverato un nuovo (=originario?) Capitan Harlock e con la computer grafica omaggiato una delle serie anime più gotiche che io abbia visto insieme forse a alaxy Express 999. Nel film si possono trovare riferimenti o se preferite citazioni a Battle Star Galactica e Star Wars, oltre all'immancabile denominazione atavica "Gaia", come omaggio ad Asimov, per denominare la coalizione protettrice del pianeta perfetto.

Il pianeta Terra, ormai abbandonato da centinaia d'anni da una popolazione troppo numerosa per contenerlo, è diventato un luogo inviolabile e quasi sacro, mantenuto tale con pugno di ferro e fermezza militare dalla coalizione Gaia. Ad essa si contrappone Capitan Harlock da oltre 100anni e la sua ciurma a bordo dell'Arcadia (fantastica nave galattica con dotazioni misteriose ed affascinanti), a cui si è appena aggiunto un nuovo elemento: Logan, fratello dell'ufficiale disabile Ezra e dunque infiltrato di Gaia dentro l'armata di Harlock con il compito di uccidere il capitano.
Quando però Logan capirà qual è l'ideale che muove Harlock, che ha sempre percepito come un nemico, sarà pronto a schierarsi con lui contro il fratello, il quale lo accusa di aver causato la sua disabilità.

Credo che se ne avrò occasione andrò a rivederlo ma questa volta in 2D per gustarmi meglio il disegno e non soccombere al 3D con sfocature e distorsioni (in parte dovute anche alla sala cinematografica troppo piccola del UCI) oltre che godermi tutti i personaggio non dovendo più seguire così attentamente la trama. Per gli appassionati dell'animazione sicuramente da vedere, per i romantici e puristi da guardare sicuramente con occhi nuovi e non con quelli dell'infanzia.