domenica 29 aprile 2012

Il Debito

Passato inosservato forse per mia distrazione, ho noleggiato questo film anche a causa del mio interesse per Sam Worthington. Il film è del 2010 per la regia di John Madden, ma si tratta del remake di un film israeliano del 2007. Il cast è di qualità, oltre a Worthington (Avatar e Scontro tra Titani tra gli altri) ci sono una bravissima Helen Mirren (vista recentemente in State of Play) e Tom Wilkinson.

Alla presentazione del libro di Sara, giornalista di Tel Aviv, si racconta di un fatto che nel 1965 coinvolse i suoi genitori, entrambi agenti del Mossad. Partiti per catturare e portare in patria un criminale nazista una coppia di ragazzi, Stephan e David (Worthington) e Rachel, appena giunta dall'Argentina, si mettono all'opera a Berlino Est. Individuato il criminale e studiato il piano non resta che metterlo in atto. Stephan è il capo, determinato e ambizioso, deciso quanto basta ad approfittare di un momento di debolezza di Rachel che invece è attratta da David. Quest'ultimo, votato alla ricerca della verità e della giustizia, rifiuta la ragazza per un solo istante pentendosene amaramente. Ma il piano procede. Loro rapiscono il nazista, tentano di portarlo al treno che lo dovrebbe portare a Berlino Ovest e in Israele subito dopo. Qualcosa non funziona e i tre si trovano a nascondere l'uomo, legato e imbavagliato in salotto, in attesa di un nuovo piano.
Tra un flashback e una porzione di tempo presente si sviluppano le storie dei tre e dell'uomo che inseguivano. Il tempo che passa per tutti mentre ognuno di loro si porta dietro dubbi, sofferenze e rancori. Il senso dello stato che prende il sopravvento su tutto diventa un peso insostenibile, soprattutto quando dopo trent'anni David si suicida prorpio in occasione della presentazione del libro che parla di loro. Quante bugie, quanti rimorsi, quanti segreti tenuti troppo a lungo...

Non sono del tutto d'accordo con la recensione di MyMovies, il film mi è piaciuto anche e soprattutto perché non è un film d'azione. Un film che, come altri, fa riflettere su alcune pagine oscure della storia come la fuga dei criminali nazisti e la loro successiva ricerca fatta con ogni mezzo possibile anche a costo di andare oltre la propria umanità. Un po' come Munich, ma più teso a raccontare dell'aspetto psicologico dei protagonisti. Le loro ragioni, i dubbi e le terribili esperienze passate. Insieme alla ferocia del loro prigioniero, incapace di sembrare umano fino alla fine.
Le interpretazioni sono buone, sia per il terzetto di giovani spie che per le loro versioni adulte. Forse è lento, ma molto intenso. Lo consiglio.

lunedì 16 aprile 2012

Butterfly - Laurell K. Hamilton

Il nono capitolo della saga di Anita Blake è forse quello che finora mi è piaciuto di meno. Forse perché la presenza vampirica e mannara è molto limitata, forse perché fino almeno a metà del romanzo (nemmeno corto, 638 pagine) tutto sembra muoversi a rilento tra dettagli dell'indagine, cura spasmodica nella descrizione delle armi e litigi tra i vari protagonisti. Poi si riprende, ma non ha lo stesso charme dei precedenti.

Anita Blake viene chiamata da un amico in New Mexico. Sebbene l'amico sia il killer Edward, Anita si trova davanti un uomo inaspettato: l'alter ego di Edward, Ted Forrester. Questo Ted ha una vita che Anita non solo non si aspettava, ma nemmeno la concepisce. Cominciano qui i problemi, che si vanno ad aggiungere all'indagine per cui Edward/Ted ha chiamato Anita. Qualcosa (perché non c'è alcuna possibilità che sia un qualcuno) ha scuoiato e mutilato diverse famiglie tra Albuquerque e Santa Fe lasciandone alcune inspiegabilmente vive. Non c'è modo di capire di cosa si tratti per lungo tempo, tempo che Anita occupa litigando sia con Edward che con altri suoi collaboratori che lui ha invitato a partecipare all'indagine. Bernardo, cacciatore di taglie nativo americano donnaiolo, e Olaf. Quest'ulimo, psicopatico e serial killer addestrato probabilmente da qualche ente statale, darà del filo da torcere ad Anita, detestandola cordialmente (all'inizio) e desiderando di ucciderla fin dal primo sguardo.
Fino a quando Anita non avrà una sorta di illuminazione e sarà aiutata dalla Master locale Itzpapalotl a scovare ed eliminare il mostro che si cela dietro a tutto l'orrore che hanno visto i protagonisti.

Il libro, per desiderio dell'autrice, è dedicato quasi esclusivamente a Edward, amico di Anita e suo fidato collaboratore. Un'arma letale, killer prezzolato, uomo misterioso. Tutta la storia, sebbene raccontata dal punto di vista di Anita, riguarda lui. I suoi rapporti, la sua vita o le sue vite, i suoi amici e il suo passato. Forse questo, oltre a vedere Anita fuori dal suo ambiente e senza i suoi amanti (Jean Claude e Richard), rendono il romanzo diverso. Forse sono una tra le poche persone che non l'ha apprezzato come i precedenti, forse il lato più sensuale di Anita non mi turba o non mi spaventa normalmente e quindi non vederlo rappresentato in questa storia mi ha tolto un piccolo piacere della vita... Non so. Fatto sta che se si ama Anita si accetta anche questa storia e si va avanti con i diversi romanzi che vengono successivamente.