domenica 7 dicembre 2008

Il destino nel nome


Titolo originale: The Namesake 
 
Cast: Irrfan Khan, Tabu, Kal Penn, Sahira Nair, Jacinda Barrett, Zuleikha Robinson, Tabassum Hasmi
Regia: Mira Nair 
Nazionalità: IndiaDany Boon
Data di uscita: 1 giugno 2007
Genere: Drammatico

La recensione di Guidatv - Sky:
Dopo essere sopravvissuto a un incidente ferroviario, Ashoke (Irrfan Khan) cambia la sua personale visione della vita; inizia a viaggiare - prima in Inghilterra e poi in America - e torna in India solo per sposare secondo la tradizione bengalese una giovane donna scelta dai genitori. Ashima (Tabu) decide che è l’uomo per lei ancor prima di conoscerlo, nel momento in cui prova le sue eleganti scarpe europee lasciate nell’atrio, e con qualche timore, ma piena di speranze, lascia la patria e il calore della famiglia per seguire il marito a New York. Nonostante i contrasti climatici e culturali, Ashima trova conforto nel compagno che imparerà ad amare e rispettare. Alla nascita del primogenito i due giovani sposi lo chiamano Gogol, in onore dello scrittore russo al quale Ashoke imputa la sua salvezza (Il cappotto di Nikolaj Gogol è il pretesto per creare il legame tra padre e figlio sul quale si basa il film tratto dal romanzo omonimo di Jhumpa Lahiri).
Premessa necessaria, perché The Namesake - Il destino nel nome gira intorno a questo nome bizzarro - prima voluto e in seguito ripudiato dal bambino - per raccontare la storia di una famiglia e le difficoltà di adattamento in un paese straniero. Lo scontro fra le culture si manifesta con più evidenza quando Gogol (Kal Penn) e la sorella Sonia (Sahira Nair) crescono: attraverso il taglio di capelli, l’abbigliamento, e le musiche dell’anglo-indiano Nitin Sawhney che si sovrappongono a quelle dei Pearl Jam a sottolineare anche il divario tra due generazioni.
L’India è appena accennata nel film (nella primissima parte e quando i ragazzi si recano nel paese di origine insieme ai genitori), ed è allo stesso tempo una presenza costante e necessaria ai fini della narrazione. La fotografia dai colori tipicamente indiani diventa così una silenziosa voce fuori campo - descrivendo il passato e le persone che presto ne faranno parte attraverso un filtro che attutisce i toni sgargianti - e accompagna lo spettatore lungo il cammino dolce, amaro, intenso di una famiglia che cresce e si forma secondo le dure regole del destino.
La Fata:
Mi aveva colpita la locandina di questo film ed un po' anche il promo, ma alla fine non ero riuscita ad andare a vederlo al cinema, quindi è stto un inaspettato piacere vederlo in lingua originale nella mia trasferta cinese!!! Le gioie della tv via cavo in hotel!!!
Il film ha dei momenti esileranti, ma è per lo più serio, a tratti drammatico pur senza cadere mai nel lacrimevole. Molto ruota intorno a nome del protagonista, Gogol, ma soprattutto attorno alla difficoltà di integrare le proprie radici e tradizioni familiari con la necessità di sentirsi parte del paese dove si è nati e si vive. Il protagonista, Gogol, inizialmente rifiuta il suo essere indiano e tutto ciò che le sue radic comportano per conformarsi totalmente allo stile di vita americano, ma riscopre la propria appartenenza quando muore il padre, che poco tempo prima gli aveva spiegato la ragione per cui gli era stato dato un nome tanto particolare.
Quello di Gogol è il dramma di tutti coloro che non si sentono completamente integrati nella società in cui vivono ma non riescono neppure a sentirsi pienamente come i propr genitori... ed alla fine sono stranieri ovunque, sia nel paese in cui sono nati, sia in quello di origine... almeno finché non riescono ad accettare le differenze ed a vederle non come un handicap ma piuttosto come un'enorme ricchezza!

Autore del post: Fata